n. 17 del 2007-05-07 pagina 17
Italia chiama spazio Liceali a lezione dagli
astronauti
di Gabriele Villa
nostro inviato a Piacenza
Una voce dallo Spazio. La voce di Sunita
Williams, 42 anni, ufficiale della Marina, astronauta a bordo dell’Iss,
l’International space station, il laboratorio di ricerca in assenza di gravità,
che alternando ovviamente gli equipaggi, viaggia sulle nostre teste da sette
anni.
Una voce dallo spazio che irrompe alle 12,29 e 54 secondi dentro una
scuola di Piacenza, il liceo scientifico Respighi, e manda in orbita dalla
felicità decine di ragazzi che, da mesi, aspettavano solo di riuscire a centrare
questo ambizioso bersaglio. Una manciata di minuti, undici domande undici,
formulate, prima volta in Italia per straordinaria concessione della Nasa,
davanti ad un microfono di una postazione radio direttamente dai ragazzi
all’astronauta. Undici risposte chiare, incorniciate dal simpatico accento
dell’Ohio di Sunita, che regala, ogni volta che può, il suo great question
ai ragazzi. Pillole di fisica, biologia, fisiologia che valgono più di mille
lezioni e illuminano d’immenso professori e autorità varie. Restituendo
entusiasmo, altra impresa memorabile, ad una folta rappresentanza di quella
generazione che ci siamo abituati a veder prigioniera delle chat e degli
sms.
«Hello Sunita, I’m Francesco...». E poi Alessandro, e Lucia e
Elisabetta, Silvia, Andrea.
Che, in rapida successione, chiedono
all’astronauta di soddisfare le loro curiosità e poi le passano il cambio, anzi
«l’over» come dicono, come diciamo noi radioamatori. Parlano con lo spazio i
ragazzi del liceo di Piacenza e ascoltano quella voce che riscalda il cuore e
trasmette, con un segnale fortissimo, i brividi contagiosi di un’esperienza
unica. Pare di vederselo davanti agli occhi il sorriso che accompagna, da
sempre, la vita e la carriera di Suni Williams, missione numero 15, con un
marito, Michael, abituato a rimanere coi piedi per terra al contrario di lei che
invece ha alle spalle 2.779 ore di volo. Meno male che quando torna a casa
almeno i suoi cani, un labrador e un terrier la riconoscono.
Parlano con lo
spazio i ragazzi di Piacenza che, a loro volta vengono ascoltati in diretta da
una scuola di Monaco e da centinaia di altre orecchie appiccicate a qualche
radio sparsa nel mondo. Parlano grazie anche e soprattutto al lavoro intenso,
cominciato due anni fa da un pool di radioamatori italiani. Prim’attore e
convinto assertore del progetto Fabio Valla (Iz4bph il suo nominativo in radio),
ex studente del Respighi, ora laureando in Telecomunicazioni al Politecnico di
Milano, che è stato affiancato nel lungo iter burocratico-amministrativo da
Dario Calza(Ik4med), il primo ieri a lanciare il segnale di contatto con la
stazione spaziale e da Francesco De Polis, coordinatore di Amsat Italia, il
braccio italiano dell’Amateur radio satellite corporation, in prima fila da
dieci anni sul fronte della sperimentazione della didattica e della divulgazione
scientifica. Che sono, o meglio dovrebbero essere lo scopo primario
dell’attività radiantistica. De Paolis (ik0wgf) e tanti altri volontari hanno
realizzato sperimentalmente apparati e antenne satellitari che sono oggi a bordo
della stazione spaziale coagulando i loro sforzi nel progetto multinazionale
Ariss che avvicina le scuole alle imprese spaziali permettendo con lo slogan
«Portiamo lo spazio alla gente» di stabilire appunto contatti con le navicelle
sotto l’egida ovviamente della Nasa. Che dal 17 aprile scorso ha dato il suo
placet a 286 collegamenti tra scuole e Iss, oltre la metà negli Usa, ma che mai
almeno in Italia aveva permesso - come tiene a ricordare Valla - un collegamento
radio-diretto tra studenti e astronauti. E così dopo aver già assaporato i
segreti dello spazio coi racconti di Roberto Vittori, ospite del Liceo
nell’ottobre di due anni fa, ecco che, passo dopo passo, autorizzazione dopo
autorizzazione, ieri al «Respighi» è arrivato il gran giorno. Il fruscio del
segnale che comincia ad arrivare fa somigliare questo Liceo al Kennedy Space
Center. Eccola la stazione spaziale, un puntino che compare sullo schermo,
allestito nell’aula. Ecco millimetro dopo millimetro il tracking, la traccia,
dell’orbita che sta portando la stazione spaziale proprio sopra le nostre teste
e, a bordo di quel puntino, la voce che risponde dallo spazio alla chiamata
radio è una sorta di magico momento che ipnotizza l’intera platea. Come se anche
noi tutti galleggiassimo, sospesi a mezz’aria. Sunita che racconta la sua
giornata tipo: come dorme, cosa e come mangia. E quando, attrezzi alla mano, si
dedica alla manutenzione della stazione spaziale come fosse l’elettricista di
casa. «Ciao Sunita! Grazie». E tanti applausi. Da farle sentire in fretta. Prima
che esca dalla nostra orbita. Con quella mania, sette chilometri e mezzo al
secondo, che hanno lassù di pigiare sull’acceleratore.